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      Non voglio già negare che e' non sia stato un primo che cominciasse, ché io so molto bene che e' bisognò che qualche volta e da qualcuno venissi il principio; né anche negherò esser stato possibile che l'uno aiutassi l'altro et insegnassi et aprissi la via al disegno, al colore et al rilievo, perché io so che l'arte nostra è tutta imitazione della natura principalmente e poi, per chi da sé non può salir tanto alto, delle cose che da quelli che miglior maestri di sé giudica sono condotte. Ma dico bene che il volere determinatamente affermare chi costui o costoro fussero, è cosa molto pericolosa a giudicare e forse poco necessaria a sapere, poiché veggiamo la vera radice et origine donde ella nasce. Perché, poi che delle opere che sono la vita e la fama delli artefici, le prime e di mano in mano le seconde e le terze, per il tempo che consuma ogni cosa venner manco, e non essendo allora chi scrivesse, non potettono essere almanco per quella via conosciute da' posteri, vennero ancora a essere incogniti gli artefici di quelle; ma da che gli scrittori cominciorono a far memoria delle cose state inanzi a loro, non potettono già parlare di quelli de' quali non avevano potuto aver notizia, i·mmodo che primi appo loro vengono a esser quelli, de' quali era stata ultima a perdersi la memoria. Sí come il primo de' poeti per consenso comune si dice esser Omero, non perché inanzi a lui non ne fussi qualcuno, che ne furono, se bene non tanto eccellenti e nelle cose sue istesse si vede chiaro, ma perché di que' primi, tal quali essi furono, era persa già dumila anni fa ogni cognizione.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





Omero