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      Atteso che coloro, i quali vanno investigando le difficultà delle rare invenzioni, hanno eglino ancora le memorie ch'e' lasciano tra l'altre cose maravigliose. Truovansi l'opere di costui fatte nel MCCCXLIX.
     
      ANTONIO VENIZIANO
     
      Quanti si starebbono nelle patrie dove nascono, che per gli stimoli dell'invidia morsi da gli artefici et oppressi dalla tirannia de' suoi cittadini, si partono di quelle? e l'altrui nido nuova et ultima patria si eleggono e quivi fanno l'opre loro, mostrando lo sforzo di quel che sanno e parendoli, nel far cosí, d'ingiuriar coloro da chi sono stati ingiuriati, de' quali non si curano sentir memoria né nome, obliandoli tanto per la loro invidia e maledicenza, che e' non vorrebbono mai ricordarsi del paese che gli produsse. Il quale, se bene in questo non ha colpa, non può nientedimeno ammortare con la sua dolcezza quello sdegno giustissimo, che ne gli animi di costoro causò la emulazione , e la ingratitudine de' maligni lor cittadini. Il che manifestamente si vide in Antonio Veniziano, il quale venne in Fiorenza con Agnol Gaddi ad imparare la pittura, et appresela di maniera, che non solamente era stimato et ammirato da' Fiorentini, ma carezzato ancora grandemente per questa virtú e per l'altre buone qualità sue. Laonde, venutogli voglia di farsi vedere nella sua città per ricogliere in essa il frutto delle lunghe fatiche da lui durate, si tornò a la sua Vinegia. E faccendo quivi a fresco et a tempera molte pitture, meritò che da la Signoria gli fusse dato a dipignere una facciata della sala del Consiglio.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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