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      Ma gli altri lo attribuiscono a Iacopo della Fonte, per la maniera che vi si vede, la quale molto piú è di Iacopo che di Nanni. Al quale, , dopo la morte, fu fatto poi il seguente epitaffio:
     
      SCVLPTOR ERAM EXCELLENS, CLARIS NATALIBVS ORTVS.
      ME PROHIBET DE ME DICERE PLVRA PVDOR.
     
      LUCA DELLA ROBIA
     
      Scul
     
      Quanti scultori si sono affaticati lavorando, i quali hanno nel loro esercizio fatto di marmo e di bronzo cose lodatissime, poi trovatosi per la fatica dell'arte da i disagi stanchi e mal condotti, ogni altra cosa hanno fatto piú volentieri che la propria arte. Il che adviene il piú delle volte, perché quando nello stare scioperati cominciano a indurar l'ossa nella infingardaggine, per non chiamarla poltroneria, si intrattengono piú volentieri, cicalando e beendo al fuoco, che intorno ad un marmo; perduto in tutto il vigore dello animo e postposto il nome e la fama che erano per conseguire a gli agi et a' diletti folli del mondo. La qual cosa manifestamente si è vista già molte volte ne' cervelli sofistici di alcuni artefici, che ghiribizzando continovamente hanno trovato cose bellissime et invenzioni astrattissime solamente per guadagnare. Ma non cosí Luca della Robbia scultor fiorentino, il quale s'affaticò ne i marmi lavorando molti anni. Et avendo una maravigliosa pratica nella terra, la quale diligentissimamente lavorava, trovò il modo di invetriare essa terra co 'l fuoco, in una maniera che e' non la potesse offendere né acqua né vento. E riuscitoli tale invenzione, lasciò dopo sé eredi i figliuoli di tal secreto.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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