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      Et essendo per il pezzo della pietra, ch'era pur grande, e per la maraviglia dello intaglio in cavo, cosa rara, Giovanni la diede a Lorenzo che gli facesse intorno d'oro uno , ornamento intagliato, et esso, penatovi molti mesi, lo finí del tutto, facendo una opera non men bella d'intaglio attorno a quella, che si fussi la bontà e perfezzione del cavo in quella pietra. La quale opera fu cagione ch'egli d'oro e d'argento lavorassi molte altre cose che oggi non si ritruovano, stimando essere state distrutte per l'avarizia o bisogno di que' metalli. Fece d'oro medesimamente a Papa Martino un bottone, ch'egli teneva nel piviale, con figure tonde di rilievo e fra esse gioie di grandissimo prezzo, cosa molto eccellente. E cosí una mitera maravigliosissima di fogliami d'oro straforati, e fra essi molte figure piccole tutte tonde che furon tenute bellissime. E ne acquistò, oltra al nome, una utilità grande da la liberalità di quel pontefice. Venne in Fiorenza l'anno MCCCCXXXIX Papa Eugenio, per unire la discordia fra la Chiesa Greca e la Romana, dove si fece il Concilio. E visto l'opere di Lorenzo, e piaciutogli non manco la presenzia sua, che si facessino quelle, gli fece fare una mitera d'oro, di peso di libre quindici e le perle di libre cinque e mezzo, le quali erano stimate con le gioie in essa ligate trenta mila ducati d'oro. Dicono che in detta opera erano sei perle come nocciuole avellane, e non si può imaginare, secondo che s'è visto poi un disegno di quella, le piú belle bizzarrie di legami nelle gioie e nella varietà di molti putti et altre figure, che servivano a molti varii e graziati ornamenti.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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