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      Ora, mentre che egli si esercitava cosí e vivevasi lietamente, gli nacque l'anno MCCCLXXVII un figliuolo al quale pose nome Filippo, per il padre suo già morto, della qual nascita fece quella allegrezza che maggior poteva. Laonde con ogni accuratezza gl'insegnò nella sua puerizia i primi principii delle lettere, nelle quali si mostrava tanto ingegnoso e di spirito elevato, che teneva spesso sospe,so il cervello, quasi che in quelle non curasse venir molto perfetto. Anzi pareva che egli andasse co 'l pensiero a cose di maggior utilità, per il che Ser Brunellesco, che desiderava che egli facesse il mestier suo del notaio o quel del tritavolo, ne prese dispiacere grandissimo. Pure, veggendolo continovamente esser dietro a cose ingegnose d'arte di mano, gli fece imparare l'abbaco e scrivere, e di poi lo pose all'arte dell'orefice, acciò imparasse a disegnare con uno amico suo. E fu questo con molta satisfazione di Filippo, il quale cominciato a imparare e mettere in opera le cose di quella arte, non passò molti anni che egli legava le pietre fini meglio che artefice vecchio di quel mestiero. Esercitò il niello et il lavorare grosserie, come alcune figure d'argento che erano nello altare di Santo Iacopo di Pistoia tenute bellissime, fatte da lui all'opera di quella città; et opere di bassi rilievi, dove mostrò intendersi tanto di quel mestiero, che era forza che 'l suo ingegno passasse i termini di quella arte. Laonde, avendo preso pratica con certe persone studiose, cominciò a entrarli fantasia nelle cose de' tempi e de' moti, de' pesi e delle ruote, come si posson far girare e da che si muovono, e cosí lavorò di sua mano alcuni oriuoli bonissimi e bellissimi.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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