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      Destossi in questo mentre nello animo di Filippo un pensiero di volere fare un modello, che ancora non se ne era fatto nessuno; e cosí messo mano, lo fece lavorare a un Bartolomeo legnaiuolo, che stava dallo studio. Et in quello, come il proprio, misurato appunto in quella grandezza, fece tutte le cose difficili, come scale alluminate e scure e tutte le sorti de' lumi, porte e catene e speroni; e vi fe,ce un pezzo d'ordine del ballatoio. Avvenne che Lorenzo desiderava vederlo, Filippo gliene negò, e Lorenzo venutone in collora, diede ordine di fare un modello egli ancora, acciò che e' paressi che il salario che egli tirava non fusse vano e che ci fusse per qualcosa. De' quali modelli, quel di Filippo fu pagato lire cinquanta e soldi quindici; trovandosi uno stanziamento al libro di Migliore di Tommaso addí tre d'ottobre nel MCCCCXIX; et a uscita di Lorenzo Ghiberti lire CCC, per fatica e spesa fatta nel suo modello causato ciò dalla amicizia e favore che egli aveva, piú che da utilità o bisogno che ne avesse la fabbrica.
      Durò questo tormento in su gli occhi di Filippo perfino al MCCCCXXVI, chiamando coloro Lorenzo, parimente che Filippo, inventori; lo qual disturbo era tanto potente nello animo di Filippo, che egli viveva con grandissima passione. Fatto adunque varie e nuove immaginazioni, deliberò al tutto di levarselo dattorno, conoscendo quanto e' valesse poco in quell'opera. Aveva Filippo fatto voltare già intorno la cupola fra l'una volta e l'altra dodici braccia e quivi avevano a mettersi su le catene di pietra e di legno: le quali per essere cosa difficile, ne volle parlare con Lorenzo per tentare se egli avesse considerato questa difficultà. E trovollo tanto digiuno circa lo avere pensato a tal cosa, che e' rispose che la rimetteva in lui come inventore.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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