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      Per il che Filippo con parole appassionate, e dalla finzione del male e dallo amore dell'opera: "Oh non ci è egli - disse - Lorenzo? Che non fa egli? Io mi maraviglio pur di voi". Allora gli risposono gli operai: "E' non vuol far niente senza te". Rispose loro Filippo: "Lo farei ben io senza lui". La qual risposta argutissima e doppia bastò loro; e partiti, conobbono che egli aveva male di voler far solo. Mandarono dunque amici suoi a cavarlo de 'l letto, con intenzione di levar Lorenzo dell'opera; e cosí venuto Filippo in su la fabbrica, vedendo lo sforzo del favore in Lorenzo, e che egli arebbe il salario senza far fatica alcuna, pensò a un altro modo per scornarlo e per publicarlo interamente per poco intendente in quel mestiero; e fece questo ragionamento a gli operai, presente Lorenzo: "Signori operai, il tempo che ci è presta,to di vivere, se egli stessi a posta nostra come il poter morire, non è dubbio alcuno che molte cose che si cominciano, resterebbono finite, dove elleno rimangono imperfette; e visto che il mio accidente, del male che ho passato, poteva tormi la vita e fermare questa opera, acciò che se mai piú io ammalassi o Lorenzo, che Dio da questo lo guardi, possa l'uno o l'altro seguitare la sua parte, ho pensato che cosí come le Segnorie Vostre ci hanno diviso il salario, ci dividino ancora l'opera, acciò che spronati dal mostrare ognuno quel che sa, possa sicuramente acquistare e fama et utile appresso a questa republica, et ancora conseguire per il mondo nome et onore.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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