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      Dall'altra parte i muratori, veggendosi licenziati e tolto il lavoro e fattoli quello scorno, non avendo lavori tanto utili quanto quello, messono mezzani a Filippo, che , ritornerebbono volentieri, raccomandandosi quanto e' potevano. Cosí li tenne molti dí in su la corda del non gli voler pigliare, poi gli rimesse con minor salario, che eglino non avevono in prima; e cosí, dove pensarono avanzare, persono, e con il vendicarsi contro a Filippo, feciono danno e villania a loro.
      Erano già fermi i romori e venuto tuttavia considerando, nel vedere volgere tanto agevolmente quella fabbrica, l'ingegno di Filippo, e si teneva già, per quelli che non avevano passione, lui aver mostrato quell'animo che forse nessuno architetto antico o moderno nell'opere loro avesse mostro, e questo nacque ché egli cavò fuori il suo modello; e visto per ognuno le grandissime considerazioni che egli aveva immaginatosi, nelle scale, ne i lumi dentro e fuori, che non si potessi percuotere ne i bui per le paure e quanti diversi appoggiatoi di ferri, che per salire dove era la ertezza erano posti, con considerazione ordinati, oltra che egli aveva perfin pensato a i ferri, per fare i ponti di dentro, se mai si avesse a lavorarvi musaico o pitture; e avendo messo ne' luoghi men pericolosi le distinzioni degli smaltitoi dell'acque, dove elleno andavano coperte e dove scoperte, seguitando con ordine, buche e diversi apertoi, acciò che i venti si rompessino, et i vapori insieme con i tremuoti non potessino far nocumento, mostrò quanto lo studio nel suo stare a Roma tanti anni gli avessi giovato.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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