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      Avenne che Papa Paulo II veneziano faceva fare il suo palazzo a San Marco che vi si adoperò molto e cosí il papa si morí in quel tempo, e Mino trovandosi a' suoi servigii gli fu fatto allogazione della sua sepoltura, della quale egli penò duo anni et alfine la menò in San Pietro, che fu allora tenuta la piú ricca , sepoltura che fussi stata fatta di ornamenti e di figure a pontefice nessuno; la quale da Bramante fu messa in terra nella rovina di San Piero, e quivi stette sotterrata fra i calcinacci parecchi anni, et or nel MDXLVII fu fatta rimurare d'alcuni Veneziani in S. Piero nel vecchio, in una pariete vicino alla cappella di Papa Innocenzio. E se bene alcuni credono che tal sepoltura sia di mano di Mino del Reame, ancor che fussino quasi a un tempo, a me pare alla maniera di mano di Mino da Fiesole.
      Ma per tornare a lui, acquistato ch'egli ebbe nome in Roma per tal sepoltura e per le opere che egli aveva fatte, non isté molto ch'egli con buon numero di danari avanzati, a Fiesole se ne ritornò e tolse donna. Né molto tempo andò ch'egli per servigio delle donne delle Murate fece un tabernacolo di marmo di mezzo rilievo, per tenervi il Sacramento, il quale fu da lui con tutta quella diligenza ch'e' sapeva condotto a perfezzione. Il quale non aveva ancora murato, che inteso le monache di Santo Ambruogio, che erano desiderose di far fare un ornamento simile nella invenzione ma piú ricco d'ornamento, per tenervi dentro la reliquia del miracolo che fu del Sacramento in quel luogo de' frammenti rimasti nel calice, da quel·lloro cappellano che diceva la messa lasciati da lui inavertentemente, che diventoron carne, Mino li fece un'opera molto finita e lavorata con diligenza, che, satisfatte da lui quelle donne, gli diedono tutto quello ch'e' dimandò per prezzo di quell'opera; e cosí poco di poi prese a fare una tavoletta con figure d'una Nostra Donna col Figliuolo in braccio, messa in mezzo da San Lorenzo e da San Lionardo, di mezzo rilievo, che doveva servire per i preti o capitolo di San Lorenzo, ad instanzia di M Dietesalvi Neroni, ma è rimasta nella sagrestia della Badia di Firenze.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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