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      Le quali cose udendo Giovanni, cominciò a disegnare di metterlo in qualche lavoro magnifico da onorare la memoria di se medesimo e da arrecare a Domenico fama e guadagno. Era per avventura in Santa Maria Novella, convento de' frati predicatori, la cappella maggiore dipinta già di Andrea Orgagna; la quale, , per essere stato mal coperto il tetto della volta, era in piú parte contaminata e guasta da la acqua. Per il che già molti cittadini la avevano voluta rassettare, o vero ridipignerla di nuovo; ma i padroni, che erano de la famiglia de' Ricci, non se n'erano mai contentati, non potendo essi far tanta spesa né volendosi risolvere a concederla ad altrui che la facessi, per non perdere la iuridizione del padronato et il segno dell'arme loro lasciatagli da i loro antichi. Giovanni adunque, desideroso che Domenico gli facesse questa memoria, si messe intorno a questa pratica tentando diverse vie. Et in ultimo promesse a' Ricci far tutta quella spesa egli e che gli ricompenserebbe in qualcosa; e farebbe metter l'arme loro nel piú evidente et onorato luogo che fusse in quella cappella. E cosí persuasi, diede loro un beveraggio per una certa amorevolezza, e fece fare uno instrumento rogato molto stretto de 'l senso ragionato di sopra, et allogò a Domenico questa opera, con le storie medesime che erano dipinte prima; e feciono che il prezzo fussi ducati mille dugento d'oro larghi; et in caso che l'opera gli piacesse fussino dugento piú. Per il che Domenico misse man alla opera; né restò che egli in quattro anni l'ebbe finita; il che fu nel MCCCCLXXXV, con grandissima satisfazzione e contento di esso Giovanni.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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