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      Per il che volle saggio dell'opera sua, e piacciutogli, fu mandato per esso. Onde egli gli fece un paio di casse con difficilissimo magisterio e con fatica incredibile di commessi di legni. Et ordinato da quel re che l'opere et esso in Ungheria andasse, l'opere armate di legni e fasciate in acqua messe per nave insieme con lui arrivarono in Ungheria. Perché egli primieramente al re fatto riverenza fu raccolto, e quegli onori reali che fu possibile a persona vertuosa e di fama, gli furono fatti. Appresso fatto venire l'opera, il re si volse trovare a vederla sballare per la volontà e desiderio, e con trombe et altri suoni ne fece far molta festa. Laonde cominciato a scassar le casse et isdruscire gli incerati, vide Benedetto che l'umidità dell'acqua e 'l mucido del mare aveva tutta fatta intenerire la colla, e nello aprir gli incerati quasi tutti i pezzi che erano alle casse appiccati caddero in terra; onde Benedetto ammutolito, l'uno e l'altro, per il concorso di tanti signori e per la fama di quelle, restarono ucellati. Rimesse nientedimeno Benedetto il suo lavoro insieme il meglio che e' potette, et in maniera pure che il re ne fu satisfatto; ma non egli, che recatosi a noia quel mestiero, non lo poteva piú patire, per la vergogna che e' ne aveva ricevuto. E cosí per disperazione rinegato tale arte, si mise in animo non volerla piú fare. Et alzato l'animo, vinta la timidità, prese la , scultura per arte. E non partí d'Ungheria, ch'e' fece conoscere a quel re che la colpa era dello essercizio ch'era basso, e non dello ingegno suo ch'era alto e pellegrino.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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