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      Chiamato a Faenza, lavorò nel duomo di quella una bellissima sepoltura di marmo, per il corpo di San Savino; nella quale fece di basso rilievo sei istorie de la vita di quel santo, con grandissima diligenzia et arte e disegno, e ne' casamenti e nelle figure. Di maniera che per questa e per l'altre opere sue fu conosciuto per uomo eccellente e di grande ingegno. A Fiorenza tornato, fece a Pietro Mellini in Santa Croce il pergamo di marmo, cosa rarissima e tenuta bella sopra ogni altra di quel grado, per vedersi lavorate le figure di marmo nelle storie di S. Francesco, con tanta bontà e diligenza, che di marmo non si potrebbe desiderar meglio. Avendo egli con artificio di buona maniera intagliato alberi, sassi, casamenti, prospettive et alcune cose maravigliosamente spiccate; et inoltre in terra un ribattimento di detto pergamo per la lor sepoltura con tanto disegno, che impossibile è lodarlo tanto che basti. Dicesi che egli ebbe difficultà con gli operai di Santa Croce, perché sendo appoggiato detto pergamo a una colonna che regge gli archi, i quali sostengono il tetto dello edificio, volendola forare per fare la scala per salire a predicare, non volevano consentire, perché dubbitavano d'indebolirla col vacuo della salita, e che il detto peso non la sforzasse sí, che ruinasse il tempio. Per il che diede loro securtà che finirebbe l'opra senza alcun danno della chiesa. Onde sprangò di fascie di bronzo di fuori la colonna, che è ricoperta dal pergamo in giú di pietra forte; e la scala di dentro per salirvi, tanto quanto egli bucò per farla di fuora, ingrossò detto lavoro di quella pietra.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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