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      Conoscendosi nel mettere a paragone teste, mani, braccia e piedi formati da , l'uno e da l'altro, rimanere in quelle di costui un certo fondamento piú saldo, una grazia piú interamente graziosa et una molto piú assoluta perfezzione, condotta con una certa difficultà sí facile nella sua maniera, che egli è impossibile mai veder meglio. Il che medesimamente per consequenzia si può credere de le sue pitture. Le quali, se per adventura ci fussero di quelle famosissime greche o romane da poterle a fronte a fronte paragonare, tanto resterebbono in maggior pregio e piú onorate, quanto piú appariscono le sue sculture superiori a tutte le antiche. Ma se tanto sono da noi ammirati que' famosissimi, che provocati con sí eccessivi premii e con tanta felicità, diedero vita alle opere loro, quanto doviamo noi maggiormente celebrare e mettere in cielo questi rarissimi ingegni, che non solo senza premii, ma in una povertà miserabile fanno frutti sí preziosi? Credasi et affermisi adunque che se in questo nostro secolo fusse la giusta remunerazione, si farebbono senza dubbio cose piú grandi e molto migliori che non fecero mai gli antichi. Ma lo avere a combattere piú con la fame che con la fama, tien sotterrati i miseri ingegni, né gli lascia (colpa e vergogna di chi sollevare gli potrebbe e non se ne cura) farsi conoscere. E tanto basti a questo proposito, essendo tempo di oramai tornare a le Vite, trattando distintamente di tutti quegli che hanno fatto opere celebrate in questa terza maniera: il principio della quale fu Lionardo da Vinci, dal quale appresso cominceremo.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





Vite Lionardo Vinci