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      Fece similmente quadri et altre pitture per Lombardia a molti signori; e fra l'altre cose sue, due quadri in Mantova al duca Federigo II, per mandare a lo imperatore, cosa veramente degna di tanto principe. Le quali opere vedendo Giulio Romano, disse non aver mai veduto colorito nessuno, ch'aggiugnesse a quel segno. L'uno era una Leda ignuda, e l'altro una Venere, sí di morbidezza colorito e d'ombre di carne lavorate, che non parevano colori, ma carni. Era in una un paese mirabile, né mai lombardo fu che meglio facesse queste cose di lui; et oltra di ciò, capegli sí leggiadri di colore e con finita pulitezza sfilati e condotti, che meglio di quegli non si può vedere. Eranvi alcuni amori, che de le saette facevano prova su una pietra, quelle d'oro e di piombo, lavorati con , bello artificio. E quel che piú grazia donava alla Venere era una acqua chiarissima e limpida, che correva fra alcuni sassi e bagnava i piedi di quella, e quasi nessuno ne occupava. Onde, nello scorgere quella candidezza con quella delicatezza, faceva a gli occhi compassione nel vedere. Perché certissimamente Antonio meritò ogni grado et ogni onore vivo, e con le voci e con gli scritti ogni gloria dopo la morte.
      Desiderava Antonio, sí come quello ch'era aggravato di famiglia, di continuo risparmiare, et era divenuto perciò tanto misero, che piú non poteva essere. Per il che si dice che essendoli stato fatto in Parma un pagamento di sessanta scudi di quattrini, esso volendoli portare a Correggio, per alcune occorrenzie sue, carico di quelli si mise in camino a piedi; e per lo caldo grande, che era allora scalmanato dal sole, beendo acqua per rinfrescarsi, si pose nel letto con una grandissima febre, né di quivi prima levò il capo, che finí la vita nell'età sua d'anni XL o circa.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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