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      Della quale, divulgandosi poi la fama, procacciarono i monaci di riaverla, et appena che co' favori stessi del papa ella fusse renduta loro, satisfacendo prima e bene a chi la aveva salvata.
      Rimbarcatala dunque di nuovo e condottola pure in Sicilia, la posero in Palermo, nel quale luogo ha piú fama e riputazione che 'l monte di Vulcano.
      Mentre che Rafaello lavorava queste opere, le quali non poteva mancare di fare, avendo a servire per persone grandi e segnalate, oltra che ancora per qualche interesse particulare e' non potesse disdire, non restava però con tutto questo di seguitare l'ordine che egli aveva cominciato de le camere del papa e delle sale. Nelle quali del continuo teneva delle genti che con i disegni suoi medesimi gli tiravano innanzi l'opera, e continuo rivedendole sopperiva con tutti quelli aiuti migliori che egli piú poteva ad un peso cosí fatto.
      Non passò dun,que molto che egli scoperse la camera di Torre Borgia, nella quale aveva fatto in ogni faccia una storia, due sopra le finestre e due altre in quelle libere.
      Era in una lo Incendio di Borgo Vecchio di Roma, che non possendosi spegnere il fuoco, San Leone IIII si fa alla loggia di palazzo e con la benedizione lo estingue interamente: nella quale storia si vede diversi pericoli figurati, da una parte v'è femmine che dalla tempesta del vento, mentre elle portano acqua per ispegnere il fuoco con certi vasi in mano et in capo, sono aggirati loro i capegli et i panni con una furia terribilissima: oltre che molti si studiano a buttare acqua, i quali accecati dal fumo, non cognoscono se stessi.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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