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      Cercava egli gareggiando sempre mettere opere dove Tiziano aveva messo le sue; per che avendo Tiziano fatto in San Giovanni di Rialto, un San Giovanni elemosinario che a' poveri dona danari, pose Giovan Antonio a uno altare un quadro d'un San Sebastiano e San Rocco et altri santi, che fu cosa bella, ma non però tale quale è l'opera di Tiziano, benché da infiniti, piú per malignità che per la verità fusse piú lodata l'opera di Gio Antonio. Fece ancora nel chiostro di Santo Stefano in fresco molte storie, una del Testamento vecchio et una del nuovo, tramezzate da diverse virtú, nelle quali mostrò scorti terribili di figure, ne i quali sempre ebbe grandissima opinione, et in ogni suo componimento cercò ognora cose che fossero difficilissime e quelle empié et adornò meglio che nissun altro pittore.
      Ave,va il Principe Doria in Genova fatto un palazzo su la marina, et a Perin del Vaga pittor celebratissimo fatto far sale, camere et anticamere a olio et a fresco, che per la ricchezza e per la bellezza delle pitture sono maravigliosissime. E perché in quel tempo Perino non frequentava molto il lavoro, acciò che per isprone e per concorrenza facesse quel che non faceva per se medesimo, fece venire il Pordenone, il quale cominciò una sala, dove lavorò un fregio di fanciulli con la sua solita maniera, i quali votano una barca piena di cose maritime, e per tutta la stanza girando fanno bellissime attitudini. Fece ancora una storia grande quando Iasone chiede licenzia al padre per andare per il vello dell'oro.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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