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      E che se egli si disdiceva o teneva altri vituperosi ordini, si dichiarava da se medesimo per cattivo uomo. Laonde fatto deliberazione piú tosto da se stesso morire, che sopportare ingiurie per mano d'altrui, prese que,sto modo. Un giorno che il re si trovava a Fontanableò mandò egli un contadino a Parigi per certo venenosissimo liquore, mostrando volerlo per far colori o vernici. Et era tanta la malignità di quello, che al contadino stesso, il quale nello arrecarlo tenne sempre il dito grosso sopra la bocca della ampolla, diligentissimamente turata con la cera, fu nientedimanco dalla mortifera virtú del liquore consumato e quasi mangiato tutto quel dito. Et il Rosso che era sanissimo, preso questa cosa dopo mangiare in poche ore finí il corso della sua vita. E guadagnossi questi epitaffii:
      D M
      ROSCIO FLORENTINO PICTORI TVM INVENTIONE AC DISPOSITIONE TVM VARIA MORVM EXPRESSIONE TOTA ITALIA GALLIAQVE CELEBERRIMO. QVI DVM POENAM TALIONIS EFFVGERE VELLET VENENO LAQVEVM REPENDENS TAM MAGNO ANIMO QVAM FACINORE IN GALLIA MISERRIME PERIIT. VIRTVS ET DESPERATIOFLORENTIAE HOC MONVMENTVM EREXERE.
     
      L'OMBRA DEL ROSSO È QVI; LA FRANCIA HA L'OSSA;
      LA FAMA IL MONDO COPRE; IL CIEL RISPONDEA CHI PER LE BELLE OPRE IL CHIAMA; DONDE
      NON PASSA L'ALMA SVA LA INFERNA FOSSA.
     
      La qual nuova sendo portata al re, senza fine gli dispiacque, e de 'l Rosso gli dolse molto. E perché l'opera non patisse fece seguitare a Francesco Primaticcio bolognese, che gli aveva lavorato molte stanze, al quale come al Rosso donò in quel tempo una , abbazia.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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