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      Ritornato Perino in Pisa, e visto l'opera di Giovannantonio, sdegnatosi non volse seguitare il principio fatto da lui, dicendo che non voleva che le sue pitture servissino per fare ornamento ad altri maestri.
      Laonde si rimase per lui imperfetta quell'opera, e Giovannantonio la seguitò tanto che egli vi fece quattro tavole, le quali parendo poi a Sebastiano della Seta, nuovo operaio, tutte in una medesima maniera e piú tosto manco belle della prima, ne allogò a Domenico Beccafumi sanese, dopo la prova di certi quadri che egli fece intorno alla sagrestia che son molto belli, una tavola che egli fece in Pisa.
      La quale non satisfacendoli come i quadri primi, ne fecero fare due ultime che vi mancavano a Giorgio Vasari aretino, le quali furono poste alle due porte accanto alle mura delle cantonate nella facciata dinanzi della chiesa. De le quali insieme con le altre molte opere grandi e piccole, sparse per Italia e fuora piú luoghi, non conviene che io ne parli altrimenti, ma ne lascerò il giudizio libero a chi le ha vedute o vedrà.
      Dolse veramente questa opera a Perino, avendo già fattone i disegni, che erano per riuscire cosa degna di lui e da far nominar quel tempio, oltre alla antichità sua, molto maggiormente, e da fare immortale Perino ancora.
      Era a Perino nel suo dimorare tanti anni in Genova, ancora che egli ne cavasse utilità e piacer, venutali a fastidio, ricordandosi di Roma nella felicità di Leone.
      E quantumque egli nella vita del Cardinale Ipolito de' Medici avesse avuto lettere di servirlo e si fusse disposto a farlo, la morte di quel signore fu cagione che cosí presto egli non si rimpaniassi.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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