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      Quanto all’Italia si doveva spartire tra la casa Borbone e quella di Savoia. Così coll’appoggio di testamenti, matrimoni, fedi di battesimo, parentele più o meno prossime acconce in begli alberi genealogici, cavillazioni senza fine, i principi di Europa rinnegavano ciò che avevano consentito, e preparavano ai popoli una delle maggiori tragedie che la straziata umanità abbia viste.
      Maria Teresa era stata infrattanto, in virtù della prammatica, con pubblica solennità chiamata in Vienna regina d’Ungheria e di Boemia, arciduchessa d’Austria, e sovrana di tutti gli Stati, che, per titolo ereditario, appartenevano all’Imperatore suo padre. Poi, condottasi a Presburgo nel mese di giugno 1741, vi fu gridata con grandissimo calore, così dai magnati, come dal popolo regina d’Ungheria. La sua gioventù, la bellezza, le dolci ed affettuose maniere, legarono così fattamente i cuori degli Ungari che non mai regina fu più amata da nessun popolo. Cacciata più tardi da Vienna pel rumore delle armi bavare e francesi, fra i suoi forti e generosi Ungari si affrettò a ritirarsi. Chiamò in Presburgo la dieta, vennevi portando in grembo il suo figliuolo ancor bambino, che fu poi l’Imperatore Giuseppe II, di tanta gloriosa memoria, s’atteggiò in grazia e dignità, e latinamente con fuoco affascinante in tal modo parlò: « - Vedete i mancatori di fede, la cupidigia delle austriache spoglie li tira contro una donna e un fanciullo! ma un Dio è in cielo proteggitore dell’innocenza, punitore degli spergiuri, e sono in terra gli Ungari fedeli, cui la perfidia sdegna, cui la sventura commove, cui il valore inspira.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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