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      Sembrava impossibile che per luoghi così disastrosi potessero essere condotte quelle macchine fatali. Narrano gli storici come in pochissimo tempo fosse montato a forza di sole braccia un grosso mortaio su per la rapida, angusta e difficilissima salita detta di Pietraminuta, cui molto importava di guadagnare per battere di là contro gli Austriaci a San Tomaso e nella piazza principe Doria.
      Anco oggidì chi esamina quel luogo così erto, malagevole e stretto, e col fatto il paragona, non può rimanere capace della verità. Iddio infonde molta forza a chi difende la patria da fargli eseguire incredibili cose.
      Spezzate con violenza le porte delle pubbliche polveriere, i facchini dentro vi entrarono; ed era una gara nel trasportare chi una cesta di palle da cannone, chi una bomba, chi altro arnese di distruzione; i ragazzi stessi si aiutavano a portare una palla, o un piccone da romper terra, o altro oggetto bisognevole all’intento.
      «Maria Teresa, scrive lo storico Botta, che, col bambino in braccio, aveva eccitato così fervido moto fra gli Ungari, avrebbe dovuto ammirare l’ardente zelo del generoso popolo di Genova, non volere soffocarlo con le sue barbare soldatesche. Pacieri bisognava mandarvi, non Panduri e Varadini
      Ai popolani non era nascosto quanto danno arrecar loro poteva la cavalleria, di cui abbondavano i nemici, perchè entrando, ed a furia correndo per le vie facilmente poteva mettervi ogni cosa in iscompiglio. Per avvisare al pericolo asseragliarono con botti, panche, tavole ed altri impedimenti le tre vie dell’Acquaverde, di Prè e di Sottoriva, verso dove mettono capo in prossimità di porta a San Tomaso, assicurando poi le serraglie con tagliate ed alzate di terreno.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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