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      Non solo combattere, ma comandare anco sapevano i popolani. Ottimi furono i provvedimenti da loro presi. Ordinarono pattuglie di giorno e di notte per ovviare ai furti e ad ogni altro disordine; emanarono editti rigorosissimi sotto pene estreme ad ogni genere di persone, perchè accorressero alla comune difesa; disposero squadriglie ai capi delle vie, perchè invigilassero e accettassero chi avesse voglia di combattere, sforzassero i neghitosi.
      In tanto tramestío di cose, in tanta concitazione di animi nessun inconveniente notabile successe. Il popolo si mostrava furioso contro il nemico, continente verso i cittadini, e perchè esso sempre mite si stesse, i capi fecero in abbondanza distribuire pane a chi, cessati i lavori e gli esercizi, colle non avvezze, ma devote mani difendeva la patria.
      Odiosa era al popolo quella posta di lettere per Milano che il Cristiani aveva ordinata in Genova. Corse in calca alla casa ov’era collocata, e la mise in preda con far suo tutto quanto apparteneva agli impiegati della medesima. I predatori avendo ivi trovate certe argenterie da patrizi genovesi postevi come in luogo sicuro dal sacco, che, per ordine del Botta, si temeva, le presero e prontamente le restituirono ai proprietari, tosto che li conobbero.
     
      IX.
     
      Il marchese Botta s’era messo nel fermo proposito di voler domare il popolo insorto. Esso lo credeva più scomposto e meno coraggioso di quello che realmente fosse. S’era preparato alla guerra, aveva ingrossato le guardie alla porta a San Tomaso ed all’altura dei Filippini.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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