Pagina (59/131)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quartiere a quartiere ciascuno si accoppiava secondo le sue insegne, con tale ordine e con maestria tale che piuttosto che uomini dati agli esercizi civili sembravano soldati da molto tempo instrutti ed avvezzi alle militari fazioni.
      Popolo e cittadini presero consiglio di spedire squadriglie armate ai posti tenuti dai soldati della Repubblica, i quali, fermi pel divieto della Signorìa, oziosamente guardavano i propri concittadini a combattere per la comune patria. Ne gettarono a terra le porte, infransero i rastelli, entrarono dentro a furia. — «Soldati, sclamarono, soldati; il suolo genovese tutto trema dal cannone; ne vanno le vite dei vostri fratelli; la servitù sta sulla soglia, e voi qui ve ne rimanete oziando, rattenuti da un timido, se non empio comando. Forse pei signori solamente, non per tutta Genova deste i nomi? Su, su; mano a quelle armi, che soggiogarono Tortona, Bassignana, Zuccarello; su, dimostrate combattendo per queste sante mura, che siete i medesimi in patria, che foste sulle terre straniere.» — In così parlare li sforzarono a marciare ai posti divisati.
      Fra le grida, il calpestìo, gli scoppi degli archibugi, il rombare ed il rimbombare dei cannoni e delle campane, trascorrendo l’infierita moltitudine le vie Balbi, di Prè, di Sottoriva, s’avviava verso alla porta a San Tomaso e all’altura dei Filippini da cui il nemico fulminava in via Balbi. Agli insorti era obice il corpo austriaco alloggiato alla commenda di San Giovanni, posta a mezza strada dai luoghi in cui intendevano di andare a ferire.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





Repubblica Signorìa Genova Tortona Bassignana Zuccarello Balbi Sottoriva San Tomaso Filippini Balbi San Giovanni