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      Un immenso popolo trasse a quella festa; quel popolo che sa Dio e patria essere uno, muoveva volonteroso i passi al tempio del Signore, come Israele muoveva nei giorni della vittoria. Fra i popolani cominciarono in quell’occasione a vedersi alcuni nobili, certo per far ricordanza di loro, e dimostrare che approvavano l’avvenuto, e che ancor essi erano gelosi della libertà.
      In strada Balbi, al quartier generale, venne inalberato il grande stendardo del popolo con in mezzo la croce rossa in campo bianco, in un angolo il nome ed il cuore di Gesù, con sotto il motto: Viva Gesù, e nell’altro angolo il nome di Maria, con sotto il motto: Viva Maria. I capi nei loro atti pubblici si intitolavano: difensori della libertà.
      Gli Austriaci, condotti dai generali Andelaw, Marcelli e Woster, andavano frattanto infestando Sarzana e il paese circostante. I fatti di Genova avevano acceso di santo entusiasmo ogni terra ligure. I Sarzanesi, guidati da Giambenedetto Pareto, commissario della Repubblica, e da Paolo Petralba, comandante di Sarzanello, mossero intrepidi contro le genti nemiche, combatterono con molto ardimento, vinsero, fugarono gli Austriaci, obbligandoli a fuggirsene, a lasciar libero tutto il territorio genovese sin oltre la Magra.
      Dopo questo fatto successero rumori in Genova. Il popolo tumultuariamente chiedeva se gli rendesse conto del bottino raccolto durante la lotta. E dálle dálle venne a scoprire che Tomaso Assereto e Carlo Bava, già capi del quartier generale, avevano, acconciando i propri fatti convertito in proprio prò quelle argenterie e quei denari che erano stati nelle loro mani depositati.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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