Pagina (74/131)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nel tragitto il corteo era preceduto e seguito da innumerevole moltitudine, gridante Viva Maria!... Viva Genova!... Viva la libertà!... Nel volto di tutti stava dipinta un’allegrezza con un fervore sommo, e segni anco di gratitudine scorgevansi verso que’ valorosi che la Dio mercè salva avevano la patria: Genova era davvero in quel momento la più bella delle città.
      Alla lieta pompa intervennero i capitani del popolo, tutti vestiti di spoglie austriache; due battaglioni di cittadini armati; sessanta giovani a cavallo, i quali, guerniti di elmo e di corazza, a terra trascinavano le insegne e le bandiere tolte all’abborrito oppressore. Seguivano anco regolari milizie, musiche e tamburi; onde più e più si rallegrava la festa.
      Quando il popolo giunse alla Cava di Carignano e il mortaio si ricollocò all’antico suo posto, si rinnovarono e moltiplicarono le grida, gli applausi, le acclamazioni, ed i concenti. Cittadini d’ogni ordine s’abbracciarono fratelli: popolo e patrizi stringevansi alfine concordi la mano.
      Bene avevano ragione i Genovesi di animarsi e di unirsi. Imperocchè gli Austriaci, rifattisi forti pei soccorsi venuti dalla Lombardia, erano di nuovo comparsi alla Bocchetta, e, infestando le regioni superiori della Polcevera, facevano le viste di voler calare a basso.
      Schulembourg era succeduto a Botta nel comando delle squadre nemiche; esso andava concependo atroce vendetta dell’onta patita dalle armi imperiali. I popolani che s’immaginavano tal cosa, oltre i militari apprestamenti fatti dentro, avevano stimato necessarissimo di ordinar bene la difesa anco al di fuori.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





Viva Maria Genova Dio Genova Cava Carignano Genovesi Austriaci Lombardia Bocchetta Polcevera Botta