Pagina (76/131)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Questo verme rodeva lo Stato, ed eccitò tumulti.
      Schulembourg, il nuovo capitano austriaco, era uomo destro non solo per la guerra, ma anche per maneggiare accortamente gli uomini. Esso non ignorava come la discordia serpeggiasse fra i Genovesi; e volle farne tesoro. Con sobillamenti e con accorte intelligenze giunse a guadagnare a sè alcuni fra coloro che si dimostravano più aderenti alla causa popolare. Colle insinuazioni, colle calunnie, colle accuse, cercò di contaminare gli animi: arte vecchia della tirannide di vincere colla divisione dell’inimico. Divide et impera, è detto antico e vero. Si spargevano con maestria voci che i nobili tradivano il popolo, che se la intendevano cogli Austriaci, che stati essi primieramente oziosi, quando cioè si combatteva, ora prevalevano della salute procurata loro per far rovinare di nuovo la Repubblica, che più che alla Bocchetta i principali nemici del popolo erano al palazzo pubblico, che sino a quando quel nido di tiranni e di traditori non era disfatto, invano potevasi sperare di giungere a salvamento. Dicevasi che poichè il popolo da sè solo aveva incominciato, da sè solo dovesse pur finire, che le insidie occulte dei traditori son più funeste alle imprese generose dei popoli che la forza manifesta. Per quanto i patrizi colla prudenza e la dolcezza cercassero sventare quelle disseminate insinuazioni, non ne venivano a capo. Temevasi dai buoni, e con ragione, che ad una data occasione la mina sarebbe scoppiata.
      Un dì del gennajo 1747 udissi come gli Austriaci si fossero spinti sino alla Madonna della Vittoria.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





Stato Genovesi Austriaci Repubblica Bocchetta Austriaci Madonna Vittoria