Pagina (85/131)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      A malappena schivando le navi inglesi, giunse il Doria in Provenza, e da quel buon patriota che era, fece con tutto l’affetto l’ambasciata appresso ai generali, dai quali fu accolto coi segni della maggiore onoranza. Poi mosse per a Parigi, quivi da quel re fu amicamente ed onorevolmente accolto; ma non a Londra, chè quel re lasciò capire, che quantunque l’ufficio gradisse e la persona, non poteva tuttavia in quelle emergenze di tempo nè udirlo, nè ammetterlo.
      Luigi di Francia, che conosceva l’importanza della liberazione di Genova, non contento delle informazioni avute dal principe Doria, quantunque concordassero pienamente con quelle del signor di Guimont, ambasciatore francese presso la Repubblica, volle mandare in città apposta un uomo, coll’incarico di attentamente osservare e fedelmente ed esattamente riferire. Le relazioni del mandatario si uniformarono colle precedenti, e dileguossi allora nella mente di Luigi ogni dubbio, e per comunione anco in quella di Ferdinando di Spagna.
      Que’ due monarchi pensarono che siccome Genova era stata forte e generosa nel vendicarsi in libertà, così ancora forte e generosa sarebbe nel conservarla, e non si commetterebbe a debole appoggio chi l’aiutasse. Per tanto si restrinsero le pratiche, e Luigi di Francia acconciò l’animo a far opera soccorritrice a favore della Repubblica. Innanzi tratto scrisse una lettera al doge, in cui, esaltando con magnifiche parole la nobile condotta del popolo genovese, il chiamava non punto degenere da quegli antichi Liguri che sì gloriosa fama di sè avevano lasciata nel mondo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





Doria Provenza Parigi Londra Francia Genova Doria Guimont Repubblica Luigi Ferdinando Spagna Genova Luigi Francia Repubblica Liguri