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      Gli ufficiali di Francia, oltre la presenza, il valore, il consiglio, tutte cose di importanza non lieve, portavano seco ottomila luigi d’oro, somma molto opportuna, comechè fosse insufficiente per sollevare la Repubblica dalle angustie in cui versava. Le comuni allegrezze vennero accresciute dalle novelle dagli stessi ufficiali recate di non lontani soccorsi per parte di Francia e di Spagna, e della ritirata degli Austro-Sardi dal Varo.
      Vana non riuscì l’aspettazione dei Genovesi; chè in sullo scorcio del mese di marzo e nei primi di aprile approdarono nei porti liguri i soldati soccorritori delle due potenze. Gli Spagnuoli, oltre l’aiuto d’armi, recavano anco quaranta casse di denaro.
      Gli era ben tempo. Schulembourg era venuto frattanto cingendo Genova d’ogni intorno, e non più a piccoli affronti in sulle montagne, ma si cimentava a vere ed effettive oppugnazioni delle opere esteriori e delle mura stesse della città. A prima giunta s’impadroniva del monte dei Due Fratelli, che domina lo sperone, ultima parte delle mura; poi del convento del monte; ma quello veniva ricuperato dai Francesi, questo dai Genovesi.
      Le operazioni degli Austriaci non procedevano con quella prestezza che avrebbe fatto di mestieri. Innanzi tratto non erano essi abbastanza numerosi per accerchiare una grande città, non giungendo il loro numero che a ventimila combattenti; poscia perchè il popolo e i presidiari acremente si difendevano, ed infine perchè i Bisagnini e i Polceveraschi, tutti in arme, continuamente tribulavano gl’ingiusti aggressori della loro patria.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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