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      Al famoso grido del valor vostro si commosse il re di Francia, quel re di Francia fido in guerra, fido in pace, e statuì di dare soccorso alla benemerita Repubblica; ed io qui sono testimonio e mallevadore della regia volontà. Ite adunque adesso, che un gran re vi accompagna; ite, combattete, prostrate quel nemico, che da voi soli già cacciaste e da voi soli rintuzzaste. M’avrete, così comanda il re, nei consigli compagno, nelle battaglie capitano, ne meglio crederommi provare al mondo che francese io sono, che col dimostrarmi per amore e per fede verso la Repubblica Genovese».
      Il doge commosso rispose: «I Genovesi hanno la libertà più cara della vita, non mai di lei dubitarono, quando un acerbo nemico sulle loro generose cervici stava, nemico venutovi, non per forza di lui, ma per un impaccio di fatale destino, ma ora più cara l’hanno ancora, e più sicura la stimano, che il possente re Luigi sotto l’ombra del suo patrocinio l’accoglie, e lei di sostenere, lei di difendere promette, e cura e pensiero ne prende. Da così degno portatore delle sue promesse argomentano il grado della sua benevolenza, e superbi ne vanno, e se ne rallegrano sovrabbondevolmente. Molte cose fauste, molte infauste provò nel corso dei secoli la Repubblica, ma niuna più infausta della occupazione Tedesca, niuna più fausta di avere rivolto in sè il benigno animo di un re di Francia; ciò ella giudica essere il più desiderabile compenso delle passate disgrazie, il più prezioso frutto dei sudori e del sangue sparso.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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