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      In quel medesimo fatto fra altri rimase prigioniero Francesco Grimaldi, il quale, stretto dalle forze austriache, andava gridando: «Della mia cattività non mi dolgo, se non perchè ella mi toglie la possibilità di più adoperarmi in pro della patria.»
      Grandi pericoli sovrastavano ancora a Genova dalla parte del Bisagno, sino allora difesa con sì prosperi successi.
      Schulembourg o che fosse mosso sul principio dalla necessità di aspettare i Piemontesi, o che il determinasse la maggior facilità di far venire dalla Lombardia le provvisioni, aveva anteposto l’attaccarsi alla parte verso la Polcevera, comechè Genova fosse ivi meglio munita che verso il Bisagno. Il suo sforzo aveva già assai tempo durato, nè si vedeva che presto dovesse aver fine, difendendosi quei di dentro con egregio valore. Anzi in loro crescevano ogni giorno gli spiriti guerrieri e la esperienza delle armi, mercè principalmente le cura di Boufflers, il quale nè giorno, nè notte riposava, nè ricusava alcun ufficio, ora capitano, ora soldato. Fortificava i luoghi più deboli, muniva maggiormente i più forti, indirizzava i movimenti, s’intendeva ottimamente col governo. «Se Genova, scrive lo storico Botta, fosse stata sua patria propria e fra quelle mura fosse nato, più amorevole volontà non avrebbe potuto dimostrare, nè con più attento o forte animo la causa genovese procurare.» Il valoroso duca egregiamente eseguiva il suo mandato; e tanto più perchè trovava negli uomini cui presiedeva valore e abnegazione.
      Se Boufflers bene rispondeva al popolo che l’amava, bene pur rispondeva il popolo a Boufflers, e bene il governo ad ambedue.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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