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      Ma se la passavano quegli molto alla spensierata, e senza quella vigilanza che si conveniva, negligenza da far meraviglia da parte degli Svizzeri che in quel tempo tenevano il primato delle armi.
      Gli Austriaci assalirono improvvisamente, e quando gli altri meno se l’aspettavano. Gli Svizzeri e i Genovesi punto si sgominarono per ciò; ma, afferrate prestamente le armi, al certame corsero intrepidi, e ressero per ben tre ore, con uccidere molta gente al nemico, massime dei granatieri. Se non che la ognora crescente calca degli aggressori li fece indietreggiare. Al rumore e alle funeste novelle accorse sul luogo il generale spagnuolo Taubin, a cui, alloggiato dentro il recinto delle nuove mura, era commessa la custodia di quelle parti. Esso sovvenne gli Svizzeri, incoraggiò i villani, e già faceva certa per sè la vittoria, quando, ferito mortalmente in una gamba, fu trasportato via dal campo di battaglia, e tradotto nella propria abitazione in Genova, dove in capo a dodici giorni morì.
      Impossessatisi gli Austriaci prima della Bocchetta, poscia del monte dei Ratti, colla loro ala sinistra scesero per le rive della Sturla sino alla marina, colla destra occuparono l’eremo di Camaldoli e la montagna di Quezzi, dove attesero a fortificarsi e a spingere guardie sino a tiro del cannone della piazza.
      Colla perdita della Bocca dei Ratti non rimaneva ai Genovesi che un punto importante, quello del convento della Madonna del Monte, sito assicurato con qualche opera di trincee dal marchese di Roquepine.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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