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      La furia di Schulembourg dovette arrestarsi innanzi agli intrepidi petti dei difensori di Genova, innanzi alla loro concordia. Il Tedesco non si mise più in pensiero di voler conquistare la Madonna del Monte. Trovandosi la ligure città tutta all’intorno cinta dall’esercito confederato e il mare chiuso dal navilio inglese, sperò che la fame avrebbe fatto quello che non poteva la forza.
      I terrazzani da difensori si fecero assalitori. Vedendo il nemico silenzioso, si spiccarono da Quezzi, l’andarono a snidare, e gli arrecarono grave danno con una ben combattuta fazione; altri portatisi a San Pier d’Arena scacciarono i Piemontesi da una casa nel borgo di Cornigliano, dove si erano fortificati. Gli Austriaci tentarono di tener fermo il posto di San Gottardo, ma pur quivi colla peggio furono rimandati.
      Austriaci e Piemontesi, non potendo vincere, saccheggiavano e soqquadravano il paese; nè si poteva distinguere chi di loro più infuriasse; imperocchè gli uni e gli altri facevano alle peggiori, nè si ristavano ai pianti ed alle supplicazioni degli inermi e dei quieti, purchè rubassero, uccidessero, violentassero, ponessero dappertutto la desolazione e la rovina erano contenti. Nel leggere le narrazioni sincrone di questi fatti, non potemmo di meno di volare col pensiero alle pagine di Vittor Hugo, e di convincerci che quando la possente fantasia egli sbrigliava a descrivere le selvagge mostruosità d’un Han d’Irlanda fosse più storico che poeta. Cuori di quella tempra pur troppo allignano quaggiù. Se v’ha un conforto a ciò, egli è che le storie non sempre ci riportano di tali inumanità.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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