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      L’ammiraglio inglese che governava l’assedio dal lato di mare, anco da quello che aveva udito dalla bocca di Schulembourg, si era immaginato che i Genovesi morissero di fame. Per accertarsene si mise in capo di voler fare un bel tratto; e fu questo.
      Una mattina con bandiera parlamentaria presentavansi al porto due ufficiali inglesi, i quali chiedevano, a nome del loro capo, di essere presentati al doge. Allorchè furono innanzi alla suprema carica della Repubblica, trassero un foglio e lo sporsero. In quel foglio da parte della Corte di Torino si domandava una cantatrice che in Genova tutt’altro mestiere faceva di quello di cantare. Aveva proprio la Corte di Torino da pensare in quel tempo alle cantatrici. Si conobbe la sciocca pretesa, e agli ufficiali venne detto andassero pure, secondo il piacer loro, cercando la chiesta persona, e visitassero liberamente la città. I due inglesi videro dappertutto perfetta quiete, le botteghe de’ fornai piene di pane, tutte le piazze provviste di commestibili d’ogni genere, non solo i più necessari, ma benanco di quelli che allettano alla gola. Boufflers li invitò a pranzo; la tavola fu imbandita con tale abbondanza e squisitezza, che ne avrebbe disgradato le più sontuose in tempo della più perfetta pace. In fine di tavola l’arguto francese disse loro: «Vedete, signori, ai Genovesi non manca che un po’ di neve per mitigare il calore contro dei loro nemici». Bisticcio da secentista, ma pure espressivo.
      Allorchè i due messi se ne tornarono all’ammiraglio, e gli riferirono quanto avevano veduto ed udito, il superbo figlio d’Albione sbassò alquanto la sua arroganza per modo che non sapeva più che dirsi dello Schulembourg.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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