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      L’abbondanza dei viveri in Genova proveniva dall’ardire e dall’arte, con cui i legni della Repubblica: gondole, gusci, saettie, liuti, schifetti, trapassavano, malgrado gli sforzi supremi dei nemici, le navi inglesi, ed entravano nel porto recando ogni sorta di provvigioni.
      Narrasi di una galeotta, chiamata la San Luigi, di bandiera francese, ma da Genovesi governata, la quale, carica di polveri, nella più chiara luce del giorno sguizzò attraverso della fila brittanica, e, comechè dalle due bande i cannoni inglesi la fulminassero, salva si condusse nel porto. Esempio questo raro di sommo ardimento.
      Boufflers si studiava continuamente a moltiplicare gli ostacoli al nemico e a prolungare colla difesa la vita di Genova. Gli fu suggerito, ed accettò il pensiero di armare un pontone, tarda e grossa nave, fatta solamente per uso di trasportar pietre. Lo afforzò tutto all’intorno di gomene, stoppe, lane, di quanto infine il potesse rendere impenetrabile alle artiglierie. Lo munì di due grossi cannoni in poppa, di due minori ai lati, di due mortai nel mezzo. Così armato lo mandò alla marina della Sturla, scortato da due galere e rimorchiato da una quantità di battelli. Colà giunto, il pontone si diede a tirare contro gli Austriaci, molti ne uccise, indusse in tutti timore e stupore per l’apparizione di sì strana e potente invenzione. Incominciarono i cervelli alemanni a pensare, e capirono che i Genovesi non erano poi gente da potersi soggiogare così alla prima. Gli alleati principiarono pure a vacillare nei loro consigli, e dell’evento non pronosticarono troppo bene.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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