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      Quindi il gran consiglio, intento ad onorare un uomo caro e benemerito alla Repubblica, statuì che il figlio dell’estinto Boufflers e i suoi discendenti fossero inscritti nel libro d’oro della nobiltà genovese, e di più che e’ potessero annestare le armi della Repubblica con quelle del proprio casato.
      Gli altri morti per Genova si ebbero pure i dovuti onori. Per ordine dell’arcivescovo fu solennizzato nella cattedrale un triduo ed un funerale. Il magnifico tempio era tutto a gramaglia; nel mezzo ergevasi un catafalco, circondato da infiniti lugubri lumi, e sopra la porta maggiore leggevansi le seguenti parole:
      «Ai fortissimi cittadini cui l’amore della patria spinse a morte, perchè abbiano dopo le guerriere fatiche pace e riposo eterno, questo lutto di pietà, questo ufficio di gratitudine.»
      Altro e non men grave pensiero era pur venuto in mente dei magistrati, e fu che si rendessero grazie e voti al Dator d’ogni bene per aver conservato alla Repubblica quello che più d’ogni altro si deve apprezzare ed amare, la libertà. Il 23 di luglio, i collegi, la nobiltà, i magistrati i capi delle armi radunavansi nella metropolitana, e per loro facevasi solenne processione coll’intervento dell’arcivescovo e del clero, a cui pei loro recenti fatti in pro della patria, i popoli riconoscenti guardavano con maggior riverenza del solito. La divina presenza, la serenità dell’aria, il raccoglimento dei magistrati, il rispetto dei cittadini, l’armi lucenti ed apprestate, non più a morte, ma a vita, la ricordanza dei passati danni, il contento della presente felicità, davano a quella pompa un non so che di grave, di pietoso, di soave e di sacrosanto insieme: religione e libertà si univano.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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