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      La Signorìa, per testimoniare ai posteri che ella riconosceva dalla Madre di Dio la forza e l’energia dimostrata dal popolo nello spezzare le proprie catene, dopo di aver rimunerato in ogni maniera chi tanto si era adoperato pel bene della Repubblica, decretava che ogni anno il giorno dieci di dicembre, giorno in cui gli Austriaci erano stati vinti e cacciati da Genova, il serenissimo doge coi collegi dovesse recarsi in forma solenne sul monte di Oregina a porgere inni di ringraziamento nella chiesa che ivi sorge dedicata a Nostra Signora di Loreto, la cui festa nel giorno dieci di quel mese appunto succede. Questa solennità aveva luogo ogni anno all’epoca indicata; caduta la Repubblica, tacque la festa del popolo.
      Fu soltanto nel 1847 che alcuni egregi ed intrepidi cittadini genovesi, animati da quell’affetto che ogni dì più andava crescendo in quanti erano Italiani amanti della patria, vollero rinnovata la religiosa festa popolare, sì per isciogliere un voto fatto dai loro avi a Maria, come anche per restituire ai cittadini d’ogni ceto la dovuta e santa eredità delle loro gloriose memorie.
      Il sole del 10 dicembre 1847 sorgeva bello, limpido in un cielo azzurro e trasparente, pareva che irradiasse con affetto maggiore le verdeggianti colline genovesi a festeggiare anch’esso colla brillante corona de’ suoi raggi la grande solennità diciamo, anziché municipale, nazionale. Erano appena le ore otto del mattino, e già l’amena passeggiata dell’Acquasola, luogo del comune ritrovo, era gremita di molte migliaia di persone, le quali ordinavansi in ischiere, in isquadre.


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Balilla
La cacciata degli austriaci da Genova (1746)
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1865 pagine 131

   





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