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      Codeste scede non piacevano punto a quelli che erano deliberati a far davvero; nè piaceva loro il Zambelli. E ormai il tempo degli indugi era trascorso; imperocchè le prime ostilità s'erano già rotte dalle bande montanare, le quali, guidate dall'animoso curato di Serle, don Pietro Boifava, il giorno 19, per consiglio del Comitato segreto insurrezionale, che a ciò da quasi un mese le aveva armate, spesate e ammaestrate, vennero a postarsi sui colli suburbani, e di là percorrendo le strade avevano predato i traini e le staffette dell'esercito nemico. Il dì 20 gran folla di popolo si mosse fin sotto la loggia del Municipio, chiedendo al Zambelli desse luogo ad uomo più degno di reggere il freno della città in sì gravi momenti. Nella vegnente sera il Zambelli rinunziava la carica(3). Il Consiglio Comunale, presieduto dall'aggiunto di delegazione Dehò, acclamava allora capo del Municipio l'avvocato Saleri, con incarico di istituire subito la guardia nazionale per conservare il buon ordine nella città. Questa istituzione era tanto più urgente, in quanto che i gendarmi, per aver fatto da sicari durante il terrorismo d'Haynau e di Appel, erano odiati da tutti i cittadini. Era certo che col loro servizio non li avrebbero che maggiormente irritati, suscitando intempestiva sommossa. L'avvocato Saleri, uomo pur distinto per talenti, per specchiata probità e filantropico sentire, e benemerito alla patria pei miglioramenti sociali che cercò mai sempre d'introdurre, e, da ultimo, per il nobile rifiuto d'andarsene nunzio di sommessione a Vienna, forse per l'età sua avanzata o per troppa dolcezza di carattere, o fors'anche perchè oppresso da una crisi di famiglia cui era soggetto in quei giorni per grave malattia della moglie, che la conduceva poscia al sepolcro, mancava di quell'energia che si richiedeva per simile posto fra un popolo che divampava furore insurrezionale.


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Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





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