Pagina (22/125)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Fu veduto un Bresciano, che aveva avuto il cappello forato da tre palle, scagliarsi ridendo contro uno scarco di macerie, ove erano nascosti quattro cacciatori austriaci, ucciderne uno, mandare in fuga gli altri, fermarsi a raccogliere le spoglie nemiche, e tornarsene a'suoi dicendo: Ben mi pagai del mio cappello!
      E veramente doveva essere sovrumano il valore de' nostri, se, pochi di numero, tennero fermo più ore contro le truppe di Nugent. Mancate le munizioni, i battaglieri di sant'Eufemia mandavano per queste al Comitato e per rinforzi; ma s'ebbero invece comando di ritirarsi. Essi non sapevano risolversi a voltare le spalle; epperò, raccozzatisi nelle vie di quel borgo, continuarono a combattere.
      Vedevi madri sorridere ai perigli de' figliuoli, e, baciandoli in fronte, dire loro come le antiche romane: "Compite il debito vostro e riva l'Italia!" Altre chiuder la casa ai figliuoli, che ritornavano stanchi dal combattimento, e dire loro che non avrebbero aperto sinchè Brescia non fosse affatto libera. E mariti distaccarsi senza pianto dalle non singhiozzanti loro consorti colle parole: "Se noi morremo vendicateci!" E non mancarono donne, le quali armate di moschetto escirono a combattere a lato degli amanti loro. E vecchi, che nulla ormai potevano operare col braccio, udivi rammentare le atrocità dei Croati, l'avarizia de' loro capi, le lascivie usate dai barbari dopo le civiche sconfitte; e i meglio devoti e pii, magnificare il miracolo altra fiata compito dai santi Faustino e Giovita, respingendo dalle protette mura le palle nemiche.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





Bresciano Nugent Eufemia Comitato Italia Brescia Croati Faustino Giovita