Pagina (24/125)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ond'è che tutto il popolo, senza più dubitare, corse alle serraglie ed alle mura, acclamando viva alla guerra ed all'Italia, e rincalzando con terra e con altri munimenti le trinciere. E i più animosi uscirono fuori ad ingrossare le fila dei combattenti che s'erano appostati nelle case di San Francesco di Paola, e su pei Ronchi sovrastanti, da dove con un vivissimo moschettare, quantunque pochi di numero, impedirono agli Austriaci, forti di dieci compagnie di fanti, di procedere più oltre. Ma il fulminare incessante di due cannoni puntati contro il villaggio, e le difficoltà di guardare, durante la notte, con gente inesperta una lunga ed aperta linea, consigliarono verso sera i nostri a ridursi dentro le mura.
      In tal modo aveva fine il giorno 26 marzo, in cui il popolo fu sull'armi dall'alba alla sera. Il Comitato di pubblica difesa emanava un ordine del giorno in cui si gloriava del coraggio bresciano, che veramente si era mostrato quel dì, come dissero i duumviri, con popolare efficacia, a prova di bomba.
      Le ore notturne passarono senza molestie per parte del nemico; e l'alba del 27 sorgeva con ottime speranze. S'aspettava d'ora in ora Camozzi co' suoi Bergamaschi e colle bande dei fuorusciti; dal Ticino non venivano notizie certe, ma nessuno pensava che di là avessero a giungere altre notizie se non buone.
      Nugent aveva avuto il giorno prima una dura lezione; e innanzi cimentarsi di nuovo attendeva altri rinforzi d'uomini e d'artiglieria; e appena li ebbe, verso le due pomeridiane, mosse l'avanguardia per porta Torrelunga.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





Italia San Francesco Paola Ronchi Austriaci Comitato Camozzi Bergamaschi Ticino Torrelunga