Pagina (32/125)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Epperò lo Speri si gettò co' suoi in sui colli, per vedere se con più lungo giro, e con una deliberazione strana e forse non preveduta dai nemici, potesse uscir loro di mano. Ma pare che la mala ventura lo portasse invece a dar di cozzo in quel mezzo battaglione, che Nugent aveva appostato in riserva, per modo che alla difficoltà della salita, s'aggiunse bentosto un fuoco di carabine, sì fitto, incessante e crescente, che due terzi dei Bresciani ne restarono in sul luogo morti o feriti. "Gli altri, nota il Correnti, respinti alle falde, si volsero senza smarrirsi verso il borgo; e benchè non giungessero alla decina, tentarono di attraversarlo colla baionetta in resta. La calca dei nemici li oppresse; cinque furono presi vivi, e poco stante fucilati; gli altri morirono combattendo(9). I feriti, stesi al suolo o accoccolati, stavano aspettando coll'armi in pugno che i predatori nemici si avvicinassero, colpivano una volta ancora, e morivano. Di cinquanta, che erano collo Speri, egli quasi solo potè trarsi a salvamento dopo aver tutte adempiute le parti di soldato e di capitano, e cessata per alcun tempo con sottile accorgimento l'estrema rovina dei suoi. Poichè, quando i nemici calati in folla dal Monte incalzavano gli stremati Bresciani verso sant'Eufemia, lo Speri, gettandosi dietro le spalle parte del denaro, ch'egli aveva seco per far le spese alla sua brigata, più volte ritardò la furia dei perseguenti Croati, nei quali, sovra ogni altra considerazione, può l'avidità della preda.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





Speri Nugent Bresciani Correnti Speri Monte Bresciani Eufemia Speri Croati