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      Disgrazia volle che oltre all'essere i volontari prevenuti, gli Austriaci ne trovarono l'antiguardo sorpreso nel sonno; essi lo cinsero e gli furono addosso uccidendo ventuno di que' generosi. Alla fucilata accorse il Camozzi; egli pugnò con estremo ardimento insino alla mattina, facendo non una volta retrocedere i nemici; ma saputo della capitolazione di Brescia, e come imponenti forze nemiche marciassero verso la città, riflettè che ormai non avrebbe potuto coi pochi suoi volontari occuparsi in imprese che rialzassero la bandiera italiana nella Lombardia; disciolse allora la sua gente e si congedò da loro.
      In compagnia del generale Camozzi trovavasi un personaggio illustre per fama italiana, vogliamo dire il padre Massimino, uomo di vasta mente, di condotta rigorosamente evangelica, di cuore divampante d'amor patrio. Se il clero di Roma si componesse di sacerdoti simili al padre Massimino, l'Italia avrebbe ormai la sua capitale, alzerebbe le mani al cielo per ringraziare il Dio dell'amore e della fratellanza dei popoli.
      Poco mancò che l'Italia non perdesse sotto le mura di Brescia questi due suoi prodi campioni, giacchè, essendosi avanzati in compagnia soltanto di un aiutante per osservare le mosse dei nemici, erano stati colti all'improvviso da un picchetto di cavalleria austriaca, che passò sul ponte sotto il quale essi ebbero appena il tempo di nascondersi. Fu al certo l'angelo della libertà che li salvò da quel pericolo.
     
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      Riferiamo alcuni fatti, i quali chiaramente dimostrano come i mercenari austriaci, lasciandosi uscire quasi sempre di mano i validi e i combattenti, si avventassero bramosamente contro gli infermi, le donne e i fanciulli.


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Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





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