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      Tanto s'erano gli animi spaventati, e le menti alterate che, parve un beneficio il tornare alle enormezze de' giudizi marziali.
      E veramente, scrive il Correnti, in questo fatto di Brescia, quasi come in ultimo schianto di tutte le passioni buone e malvagie che si erano andate ingrossando durante la guerra italiana, trasmodō per modo l'umana natura cosė in bene, come in male, da toglier fede a chi debba narrarne con tocchi rapidi e riassuntivi.
      Che i soldati austriaci, anzichč infrenati, venissero eccitati dai capi a incrudelire spietatamente contro gli abitanti, possiamo chiarircene leggendo la relazione dell'atroce Haynau. "Quando io vidi, scrive egli, che giā moltissimi dei nostri erano caduti, e che nč per la tempesta incessante delle bombe, nč per l'assalto generale s'allentava il furore dei cittadini, che duravano pertinaci alle difese, diedi mano gli estremi argomenti di guerra, comandando che pių non si ricevessero prigioni, e che in sull'atto si facesse macello di quanti fossero presi coll'armi indosso, e le case, ove si trovasse contrasto, venissero arse e spianate." Quest'era la legge di guerra del tenente maresciallo austriaco; ed egli stesso poi confessa che i soldati nel calore del fatto trascorsero pių oltre, e diedero in eccessi. Pensino i nostri lettori di qual natura saranno stati questi eccessi, se tali parvero al truculento Haynau. E un tal uomo, chiamato dall'austriaco imperatore suo benemerito, veniva dal medesimo mandato tosto dopo a rizzare le pericolanti sorti dell'impero in Ungheria; e come sotto le mura di Brescia, pur quivi il suo cuore fu chiuso ad ogni senso di pietā(16).


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Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





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