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      V'aspettan frementiLe oppresse cittā
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      la veneta Emigrazione, e dietro ad essa le singole rappresentanze dell'arti e delle industrie provinciali.
      Era il convoglio come di ricco mausoleo. Otto genii, colle faci arrovesciate, seduti appič del monumento, erano simboli del nostro dolore. Sovr'alta base decorata dell'armi sabaude e cittadine, fiancheggiata dalle italiche bandiere e di funerei vasi, era l'urna dei martiri. Il Bresciano lione posava sull'urna e gli sedeva sul dorso mestamente raccolta la immagine di Brescia, che fiera de' suoi martiri porgea, spezzate per essi, le catene dell'antica servitų. Quattro consiglieri della cittā ed altrettanti ufficiali della guardia cittadina reggevano i cordoni del feretro, che, trascinato da sei cavalli coperti di gramaglie, cui moderavano vestiti a lutto sei palafrenieri, traspariva da un ampio velo che leggermente ne l'avvolgeva. Ai lati del monumento leggemmo le parole - Vittime della patria libertā - Caddero senza vanto ma da forti. Dietro al carro procedeva col Sindaco l'intero Corpo municipale, e col governatore l'altre civili e provinciali rappresentanze, quelle dei Circoli, del Commercio, della pubblica Istruzione, dei molti Comuni del piano e delle valli, accorse volonterose al commovente rito; nč mancarono sacerdoti che dividessero con noi quest'ultimo saluto ai fratelli caduti. Sei bande musicali empievano frattanto di mestissime armonie le contrade silenti, eppur stipate di popolo, mentre dalle finestre cadevano fiori in sulla tomba, e pių d'un volto immoto su di lei, come di vinti dalla piena di commozioni profonde, si rigava di pianto.


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Il martirio di Brescia.
Narrazione documentata
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 125

   





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