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      Le sue istanze non erano ascoltate; dopo lungo domandare, gli veniva detto che il governo provvisorio di Milano, non volendo in quelle posizioni più oltre agire, gli ordinava si apprestasse a portarsi a Brescia colle sue genti per ricevervi una regolare riforma. Così nel corso d'un mese, dì per dì, dalla cacciata di Milano degli Austriaci, que' reggitori della pubblica cosa decretavano l'abbandono del Tirolo, concedevano agio al nemico di raccozzare nuovi armati al di là delle Alpi, lasciavano indifesa la Venezia, scoperto il Friuli, libero il passo del lago di Garda per Brescia. Incredibile cosa, ma pur vera.
      Anco la grossa guerra era infrattanto condotta con molta lentezza. Dopo una assai prolungata inerzia, parecchie scaramucce di avamposti si erano operate dai Piemontesi in sullo scorcio d'aprile. Essi avevano infugati gli Austriaci da Villafranca e avevano occupata quella terra. Pel giorno 30 si decideva di dare una battaglia. Mentre il generale Bes vigorosamente avrebbe respinto il nemico dai villaggi di Pacenzo e di Cola, il generale Broglio avrebbe marciato verso Santa Giustina e Pastrengo per impossessarsi di quelle posizioni; distruggere i corpi esciti da Verona, e infine chiudere ogni comunicazione tra quella piazza e Peschiera. Altre truppe venivano aggiunte in modo da formare un corpo di venticinquemila uomini, che era affidato al supremo comando del generale Ettore De-Sonnaz.
      Il 30 aprile era giorno festivo. Il Re volle che, prima d'ingaggiare la battaglia, i soldati avessero ad udire la messa, ciò che ritardò di molte ore i movimenti delle truppe.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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