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      Dichiaro che il bimbo Leopoldo Nocentini, che è custodito dalla prelodata Giuditta, è mio figliuolo. Lascio a questo bimbo tutte le suppellettili di casa, fuorchè i libri scentifici, e di più i soldi, di cui posso rimanere creditore dal governo, a condizione che egli rimanga sempre in casa della prelodata Giuditta, la quale gli ha fatto ufficio di madre. Raccomando questo bimbo al governo, se mai la mia opera e le mie fatiche hanno potuto essere in qualche modo utili alla Toscana.
     
      Tardi fu chiamato a combattere il battaglione universitario, dov'era un fremito generale di guerra; e quando si fu giunti al bivio fra le Grazie e Curtatone, dove si rimase fermi per più di un'ora, il capitano Pilla era fra' primi a gridare di doversi e volere accorrere prontamente. E parecchi de' militi, mancando alla disciplina, lasciarono un'ora innanzi il battaglione; ma il Pilla, il quale avrebbe pur voluto farsene guida, rattenuto dall'idea della riverenza alle leggi militari e dell'esempio, rimase dolorosamente obbediente.
      Lieto egli della vita di guerra, ritornato da Peschiera, di cui volle osservare i lavori dell'assedio, invitò il dì 28 alle Grazie i suoi amici carissimi e compagni d'arme Ginnasi e Fonseca, uno che cadde pur vittima alla domane e l'altro prigioniero. E nel giorno appunto della pugna stava Leopoldo sopra un rialto con Mossotti: gli scolari pregavanli di ritirarsi perchè troppo esposti. Ma vi sono delle ore supreme della vita, in cui l'uomo generoso non vive la vita propria, che un granello di piombo può sperdere, ma la vita nazionale, contro cui non hanno nessun potere i passeggieri trionfi della tirannide e dell'usurpazione.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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