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      In data del 5 maggio scriveva alla famiglia da Marcaria, accennando lo scontro del 4, e soggiungeva: "Forse Aristide avrà veduto i nemici, ed avrà con essi cambiata qualche palla, e noi, del Battaglione Universitario, che dovremmo esser l'anima de' volontari, ci tengono qua a poltrire almeno dieci miglia distanti dal campo." Le quali parole, alteramente disdegnose, ei ripeteva al suo capitano e parente, professor Puccinotti, ed al suo amico d'infanzia e compagno di studi, Azzati. E nel 16 maggio, da Castellucchio, chiedeva al padre un permesso scritto e autenticato dalle Autorità competenti, onde, in caso di scioglimento del battaglione universitario, entrare nella Civica fiorentina "per potere essere utile alla patria, per la quale sinora ho sofferto senza riportarne onore veruno, mentre tutti gli altri corpi di volontari, almeno sanno per prova che cosa sieno le moschettate."
      Il pericoloso onore che tanto agognava, lo ebbe finalmente nel 29 di maggio. Colpito nel ventre da una palla di cannone, spirò dopo pochi momenti; e fu il primo a morire nel passaggio del piccolo ponte di comunicazione fra le due parti del campo, rimanendo ferito dal medesimo colpo l'altro milite Brachini di Siena.
     
      Aristide, l'altro fratello di Temistocle, nacque in Livorno il 16 giugno 1830. Fino dalla sua infanzia mostrò intrepidezza non comune, anzi disprezzo del pericolo e del dolore. - Agli studi letterari mostrava preferire una vita più attiva e faticosa. Chiese ed ottenne di entrare nella Marineria di Guerra Sarda, ma gli avvenimenti del 1848 gli fecero cambiare proposito.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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