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      Ma, oh fatalissima circostanza! o fossero i disagi del lunghissimo tratto di strada che aveva percorso, o fosse il cattivo vitto, o il clima variabilissimo e costantemente umido di quel luogo, una sera dopo qualche malessere provato durante il giorno, gli comparve una febbre. La credè una effimera, e giudicò non essere necessario il riguardo. Nel secondo e terzo giorno la febbre tornava, ma non essendo accompagnata da gravi sintomi, pensava di superarla senza bisogno di costituirsi ammalato. - Io desidero morire presso di voi, diceva a' suoi compagni, piuttosto che andare all'ospedale. L'ospedale mi fa orrore... non so perchè... ma sento che ci ho una grande avversione. - Il quinto però essendo più forte la febbre, cedè alle istanze di tutti i suoi amici, che gli promisero di assisterlo e di mai abbandonarlo, come infatti fecero, e fu condotto all'ospedale.
      Alla sordità si aggiunse l'insonnio continuo, quindi il vaniloquio, un delirio placido, e finalmente dopo due giorni di continuo sopore, il dì diciassette agosto 1848, spirò fra le braccia de' suoi più cari amici. Prima che fosse entrato in delirio, diceva spesso ai suoi compagni: - Io sento che è giunta l'ultima ora, eppure assicuratevi che morirei più volentieri, se fossi sicuro di lasciare l'Italia libera. Ah! potessi almeno rivedere i miei genitori, i miei fratelli; i miei parenti!... quando sapranno la nuova della mia morte.... mi amavano tanto!... infelici!... e dovrò morire lungi da loro senza rivederli mai più!... Ah! per pietà, che eglino non lo sappiano!


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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