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      Ma gli eroici sforzi dovevano avere un termine dinanzi a un nemico, che i suoi morti e gli scorati rimpiazzava con altri 12,000 e con ventiquattro cannoni. Ferito con dubbio di vita il Cialdini da una palla di moschetto nel basso ventre; tratti fuori di combattimento almeno seicento Svizzeri, tra i quali ventidue ufficiali; ferito in un ginocchio il d'Azeglio; gli artiglieri d'assai menomati, fu mestieri suonare a raccolta e a ritirarsi dinanzi il numero nella città, che già la si assaliva da ogni lato. Anche le milizie civili dovettero piegare, dopo le più ostinate prove dai sobborghi per l'urto formidabile della divisione Schwarzemberg.
      Appena gli Austriaci furono signori delle alture, vi collocarono le loro artiglierie, e cominciarono a lanciare sulla città un rovescio di proietti d'ogni maniera. Contemporaneamente assalivano le porte di Padova, di Santa Lucia e di S. Bartolo; ma da quei posti erano sempre respinti con gravi perdite. Il sole declinava al tramonto; declinavano pure le forze de' nostri, stanchi per trentasei ore di veglia, di fatiche, di sangue. Molte le perdite; le batterie in gran parte smontate; quasi esauste le munizioni. Utile cosa sarebbe stato più a lungo resistere; perchè, così facendo, si sconcertava il piano del Maresciallo e si dava agio a Carlo Alberto di trarre in Verona le vicentine vendette. Ma la città veniva esposta alle luttuose conseguenze di un disperato assalto; la nostra truppa al più compiuto macello.
      Durando, scorgendo impossibile il resistere, ordinò si togliesse dalla torre la bandiera rossa e vi si sostituisse la bianca.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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