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      Il comitato del governo si offese per tale misura. La popolazione entusiasmata e cieca gridava per le vie: "Viltą lo arrendersi; tradimento il commetterla alla fede di una capitolazione cogli Austriaci; voler essere sepolta sotto le ruine della natia cittą." I volontari, rispondendo all'indole impetuosa che li aveva mossi, chiedevano si continuassero i pericoli sino all'estremo e crivellavano di palle l'insegna di pace. Pur gl'incendi sempre pił propagavansi, le polveri erano esaurite e gli stessi gridatori prostrati a terra per la stanchezza. In quell'istante, le musiche militari de' nostri nemici suonavano sulle occupate colline. La chiesa della Madonna del Monte era profanata con ogni genere di sacrilegi.
      Alle ore sei mattutine del giorno 11, nella casa Balbi presso Vicenza, dopo lunghe, reiterate e minaccevoli discussioni, il vinto e il vincitore sottoscrivevano i capitoli di un trattato, mediante il quale si guarentiva a' nostri l'uscita dalla cittą con tutti gli onori della guerra per ridursi in Este e di lą per Rovigo oltre il Po; le schiere romane pattuivano di non combattere per tre mesi; Radetzky, alle vive istanze con cui Durando raccomandava gli abitanti della cittą e provincia per tutti gli avvenimenti passati cui essi avessero potuto prender parte, rispondeva colla "promessa di trattarli, in rapporto agli avvenimenti suddetti, a seconda dei benevoli principi del suo governo."
      Ma il d'Aspre, non appena usciti i Romani, imponeva alla cittą una contribuzione di tre milioni di swanziger; e siccome il Municipio non poteva pagare una sģ ingente somma, egli ordinava ai suoi dessero il sacco alla cittą.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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