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      Il Maresciallo ignorava le nostre critiche circostanze, altrimenti non sarebbe stato sì generoso a lasciarci la provincia di Milano, che equivaleva ad una successiva rinuncia della Lombardia. Il Re parve offeso da siffatte condizioni, e sperò nell'aiuto del popolo, in una levata d'insegne formidabile; e pubblicò all'uopo un programma.
      I popoli d'Italia non rispondevano al richiamo. Udivasi bensì continuo nelle sale parlamentarie, nei circoli, nelle piazze, in ogni pubblico ritrovo proferire la santa parola di patria; e ai molti sembrò che da migliaia e migliaia di bocche la uscisse. E si ingannarono! La era un eco armoniosa di poche voci onorate, che vacuamente ripercuotevasi da ogni banda. E ancor pochi la udivano; e a lei più pochi ubbidivano. I popoli erano stati innanzi tratto troppo trascurati; avevano perduto quell'entusiasmo che crea gli eroi; il timore aveva incominciato ad invaderli. È raro che nella sconfitta possasi destare lo slancio.
      Carlo Alberto passava in rassegna nella sera le truppe che tuttora stanziavano in faccia al nemico. Avuto riguardo al loro numero ed alle fazioni di guerra che gloriosamente avevano combattuto, ci poteva rischiarle ad ulteriori cimenti sul Mincio, temporeggiare sino al punto in cui la intera nazione darebbe la prova di quanto potesse; non già nelle scissure di parte; o negli amori municipali; o nelle pedantesche ciarle di una pubblica tribuna; o nelle velleità ambiziose de' consigliatori di misure estreme; o nelle inettezze governative; o nelle parole di una minorità spodestata; o nelle smargiasserie popolari; sibbene nell'energia, nell'operoso entusiasmo, nella disciplinatezza, nel ragionato silenzio, nel sacrificio di sè e degli averi alla fortuna della patria; tutte virtù cittadine che insublimano un popolo e il fanno degno di libertà e d'indipendenza.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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