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      XI.
     
      La sera del ventisette, alle undici, Carlo Alberto, invece di far tuonare ai cannoni di Goito il colpo d'allarme ed intimare il passo di carica sugl'inimici eterni d'Italia, ordinò ai tamburi battessero la ritirata verso Cremona. Il nostro esercito vi si diresse per tre strade convergenti. Nel passare l'Oglio, la falsa voce che il nemico era alle spalle ad un trar di moschetto, fece sbandare una parte della terza divisione; e i Savoiardi, per tema di peggio, alla voce dei capi si aggruppavano intorno alle loro bandiere e formavano un quadrato di brigata, per contrastare agli Austriaci il passaggio del fiume; gli artiglieri e la cavalleria si associavano a tal movimento, e quivi si ristavano quasi antimuro al rimanente della ordinanza. Quella posizione non poteva però essere difesa; ei fu mestieri procedere innanzi. In sugli albori del giorno trenta i cavalieri austriaci si trovarono presso il nostro retroguardo; d'un tratto si ritraevano e scoprivano tre pezzi d'artiglieria che fulminavano ed infugavano i nostri ne' campi. Il generale Broglia, quantunque ferito, saliva a cavallo, conduceva la sua divisione e sosteneva validamente l'urto degli avversari. La pioggia, per colmo di mali, cadeva a torrenti. Si pensava allora di difendere la linea dell'Adda da Pizzighettone a Lodi. Ma il Sommariva, accampato colla prima divisione a Grotta d'Adda, sia per dappocaggine, sia per turpe infedeltà, permetteva al nemico la costruzione d'un ponte, e senza opporre ostacoli ritiravasi colle artiglierie e co' suoi su Piacenza.


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I toscani a Curtatone e a Montanara (1848)
Notizie storiche
di Felice Venosta
Editore Barbini Milano
1863 pagine 145

   





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